blueShores | Omaggio alla Cattedrale

Maggio 05, 2020 · Arte · 0 comments
Solo Exhibition @ Duomo di Massa

Massa, Maggio – Luglio 2017

Testo critico di Sarah Boglino

La mostra rientra nel ciclo Geografie dello sguardo. Per una nuova iconografia dell’inclusione, con cui la Diocesi di Massa, già dalla scorsa edizione, si allea al potere comunicativo dell’arte contemporanea per proporre spunti di riflessione su temi sociali attuali.

Le fotografie di Federico Garibaldi, ospitate in numerose sedi prestigiose tra cui di recente presso Unicredit Pavillon e Triennale di Milano, sono distribuite lungo un percorso che si dipana tra il chiostro e la cripta della cattedrale; realizzate tra il 2012 e il 2016 ritraggono le spiagge del litorale adriatico e i titoli, suggestivi, evocano una dimensione trasognata venata da una sottile irrequietezza: Sinestesia in viola, Trough, Le spiagge degli altri, I colori degli occhi, Polisindeto chiuso, Solo un istatnte dopo, Ipse dixit. Il titolo complessivo della mostra, BlueShores, giocando sull’ambiguità semantica, conferma questa traccia emotiva.

Si sa infatti che l’occhio del fotografo è naturalmente portato a scardinare il consueto modo di vedere le cose e anche in questo caso la spiaggia, vista dal mare, da mèta di vacanza per il turismo di massa e punto di partenza per una nuova vita per il naufrago, diventa un luogo caotico, dove le vite si confondono. Il limen mobile del litorale da sottile diaframma tra sogno e realtà per molti che vi proiettano l’attesa di ristoro o di salvezza, viene presentato come un turbinoso, caleidoscopico, frammentato paesaggio astratto.

Questo ribaltamento delle associazioni tradizionalmente legate alla spiaggia trova una congrua espressione nel medium. Le grandi dimensione di alcune delle fotografie esposte, già esperite da Andreas Gursky nel trattare i medesimi soggetti, implicano nello spettatore un effetto immersivo e la doppia se non tripla sovraimpressione insieme all’intensità cromatica accentuano il carattere allucinato di queste visioni balneari.

La tecnica impiegata deriva dalla stampa composita coniata da Oscar G. Rejlander nella seconda metà dell’Ottocento e successivamente ripresa da illustri fotografi, tra cui il costruttivista russo Rodchenko che ne ha amplificato il potere estraniante; con l’avvento del digitale, ciò che prima era l’esito di un lungo procedimento per cui due negativi venivano stampati su un unico foglio oggi viene ottenuto grazie al software che, nella fattispecie, consente di registrare scatti multipli in un unico file.

Dalla contestualizzazione delle opere fotografiche di Garibaldi negli spazi liturgici del duomo emerge un punto di vista condiviso rispetto al mondo tra l’artista e la Chiesa: i rossi accesi di Trough e Solo un istante dopo rimandano all’atmosfera infocata delle terrestri bolge infernali; ne I colori degli occhi e Polisindeto chiuso il soggetto è calato in un’aura elegiaca, nostalgica, evanescente quasi fossero rappresentati i dolenti lidi dei Campi Elisi.

L’immedesimazione del fotografo nello straniero che approdando alla spiaggia scopre scenari tutt’altro che seducenti induce il pubblico a interrogarsi sulla effettiva capacità di accoglimento della nostra società. La speranza risiede nella strutturazione di un pensiero etico volto a creare gli spazi necessari a una costruttiva convivenza. Questo messaggio è metaforicamente contenuto nell’omaggio dell’artista alla città di Massa con cui si chiude il percorso espositivo. Per l’occasione infatti è stata concepita una installazione site-specific in cui la Torre Fiat stampata su un supporto trasparente si staglia e inquadra il bassorilievo in marmo con il Trionfo di Cristo nell’altare principale della cripta. L’architettura razionalista della Torre, opera di Vittorio Bonadè Bottino risalente al 1933, era una colonia per i figli dei dipendenti della Fiat; lo svolgimento spiraliforme dell’edificio cui è stato impresso artificiosamente un movimento rotatorio mediante tre sovraimpressioni genera una tensione ascensionale che, rapportandosi allo sfondo del bassorilievo, sembra indirizzarsi al Cielo, Casa di Dio. Con questa opera Federico Garibaldi arricchisce in complessità il suo linguaggio espressivo estendendo allo spazio reale il fuoco del suo sguardo.

 


Le spiagge degli altri

Testo critico di Alice Procopio

Un punto di arrivo, un punto di vista, il suo punto di vista, quello che Federico Garibaldi propone in “BlueShores, le spiagge degli altri”. Va configurandosi nei suoi scatti un’allucinata ambientazione marina in grado di infrangere le rassicuranti immagini delle nostre spiagge, meta di vacanze, di relax, di ricordi d’infanzia: cambia la prospettiva, il vortice policromo inghiottisce il nitore del paesaggio estivo.

Quello che noi tutti i giorni vediamo, la routine ma anche la sicurezza che tutti gli anni troveremo la stessa spiaggia ad accoglierci, si trasforma, dunque, generando una dimensione nuova dove lo spazio ed il tempo si fondono in una realtà sospesa e sfuocata, metafora di certezze e ricordi annebbiati.

E’ come se ci trovassimo a guardare queste spiagge per la prima volta nella vita: mai così le abbiamo viste, non comune è il luogo e sgombera da ogni pregiudizio e ricordo la mente e quindi gli occhi.

D’altro canto è forse così che vengono colte e vissute per la prima volta da chi affronta lunghi viaggi: la fame e il caldo distorcono la vista e le immagini si sovrappongono creando un luogo ovattato dove il senso di vertigine prende il sopravvento.

Il progetto fotografico, ambientato in Puglia ed esposto per la prima volta all’interno di UniCredit Pavilion nel 2016 a Milano, arriva in terra apuana e trova negli spazi del Duomo di Massa, nell’ambito della rassegna “Geografie dello sguardo, per una nuova iconografia dell’inclusione”, il suo campo d’elezione. La spiaggia diviene simbolo di potenziale inclusione, luogo aperto privo di apparenti confini o ipotetici muri, le persone si svestono dei loro codici e diventano per Federico Garibaldi veri e propri “studi antropologici”, interessanti figure da catturare, immortalare e trasporre in qualcos’altro, in questo “nuovo luogo” dove non si sentirà più nessun rumore, non farà caldo e il tempo rimarrà eterno.

Non manca un omaggio alla città di Massa, ed in particolare al suo litorale, fatto di spiagge e pinete, stabilimenti e scogliere, ville tradizionali e costruzioni visionarie, soggetto ispiratore della sua opera site specific.

“Interessante è vederlo all’opera, al completo con il suo piccolo arsenale, che varia dalla Reflex professionale, alla compatta, all’ iPhone: per lui non è importante il mezzo bensì il risultato. La foto viene scattata con una tripla esposizione, sporcata, filtrata, manipolata nell’atto dello scatto: nella sovrapposizione di più immagini, poi, prende forma e si trasforma in qualcos’altro, in ciò caratterizzandosi e contraddistinguendosi”

Le foto di Federico ci sospingono in uno stato di assoluta lievità; possiamo astrarci dalla quotidianità e ricercare qualcos’altro: è così che le spiagge degli altri diventano inclusive anche per il visitatore, per il fatto di assorbirlo in una dimensione altra, fatta di leggerezza e totale astrazione dal mondo.


blueShores, le spiagge degli altri

di Area35ArtGallery

 A fare da sfondo agli scatti del celebre fotografo ligure gli spazi prestigiosi della cattedrale apuana, che si conferma in questo frangente di stagione come una delle novità più interessanti sul palcoscenico della grande fotografia internazionale.

 La mostra, promossa da Centro Studi Milano ‘900 e Associazione San Domenichino, con il patrocinio del Comune di Massa, della Provincia di Massa Carrara e del Consiglio Regionale della Toscana, riprende nel titolo e nel contenuto, ampliandone però il "dettato”, l’omonimo evento ospitato nel corso della primavera 2016 presso l’Unicredit Pavillion, a Milano. "L'originalità del percorso che Federico si appresta a proporre, che pur si articola lungo la linea guida di una sua precedente e celebre esposizione – dice Riccardo Fini, organizzatore del ciclo - scaturisce da un lato, dal profilarsi di una chiave di lettura non abituale, legata a doppio filo alla tematica dell’inclusione, dall’altro, da un omaggio fotografico offerto alla città di Massa, vero e proprio capolavoro site specific creato ad hoc per l’occasione”.

 “Garibaldi imprime la sua poetica a uno scatto con la stessa potenza con cui i bambini creano un gioco da qualsiasi oggetto, realizza una fotografia che non documenta ma rende manifesto l’attimo, una tecnica che restituisce con precisione e chiarezza l’intimo e stravolge il visibile", spiega Giacomo Marco Valerio, di Area35ArtGallery. "È una fotografia che ha la potenza di versi lirici, l’inclusione dell’esperire nel dominio della vista".

Così afferma Alice Procopio, curatrice della kermesse: “Un punto di arrivo, un punto di vista quello di Federico Garibaldi, direi quasi un’allucinata prospettiva marina dove le rassicuranti spiagge, meta di vacanze e relax vengono fotografate sotto una nuova luce, dove la sicurezza che ogni anno troveremo la stessa spiaggia si trasforma, animando paesaggi dalla dinamica spazio-temporale dispersa, sospesa.

 Forse è così che vengono viste per la prima volta da chi affronta lunghi viaggi, senza cibo ed in condizioni climatiche estreme: le immagini finiscono per sovrapporsi, sfuocarsi producendo un immediato senso di vertigine”.


Spiaggia

di Don Luca Franceschini

Nel silenzio della Cattedrale e del chiostro può sembrare del tutto improprio proporre come tema “la spiaggia”; la spiaggia è infatti per noi un luogo di relax dove prendere il sole e godere il ristoro della morbidezza della sabbia e della fresca acqua del mare.

Tuttavia al centro del chiostro un frammento di lapide datato 13 giugno 1632 inizia proprio con le parole “questa spiaggia” e racconta di sei appestati miracolosamente scoperti e di un voto a Sant’Antonio da Padova per aver salvato la città dall’ “occulto male”.

È solo un esempio per risvegliare la nostra memoria poiché proprio sotto le volte della Cattedrale, e più anticamente nel convento francescano, tante volte sono risuonate le parole del Vangelo: è sulla spiaggia che Gesù chiama i primi apostoli invitandoli a lasciare le reti per diventare pescatori di uomini; è sulla spiaggia che Gesù predica alle folle; dalla spiaggia si avvia camminando sulle acque per raggiungere i discepoli sulla barca in balia delle onde. È sulla spiaggia che, dopo la sua risurrezione, chiama gli Apostoli e lì, sulla riva, condivide con loro il pesce ed il pane.

 Ma non è solo il racconto del Vangelo a condurre i pensieri di chi in silenzio si ferma a riflettere e a pregare o anche solo a pensare e osservare in questi spazi ricchi di spiritualità e di storia. È il Vangelo accolto e vissuto che prende per mano chi si è fermato ad ascoltare e lo conduce sulla spiaggia dell’incontro perché proprio lì dove il mare incontra la terra molti incontri avvengono:

- l’incontro con chi viene per godersi il mare con valige e asciugamani dopo un viaggio con code assolate e alle spalle un anno di lavoro e mille preoccupazioni;

- l’incontro con chi passa carico di borse nella speranza di guadagnare qualcosa vendendo il poco che porta; presenza a volte scomoda che sempre interpella anche chi non ha bisogno di comprare;

- l’incontro drammatico che ha riempito di lacrime i nostri occhi vedendo arrivare uomini e donne senza nome con gli occhi bagnati di paura e speranza…quando non era il mare a portarli, magari ancora bambini, senza vita;

- l’incontro con chi ormai vive tra noi ma sulla spiaggia si ferma a guardare lontano una terra lontana da cui è arrivato, una storia che non si dimentica come la cicatrice di una profonda ferita;

- l’incontro col mare che si diverte a volte a vomitare sulla spiaggia la nostra sporcizia quasi ad ammonirci per insegnare un rispetto che non abbiamo.

La chiamata di Gesù e la sua Parola che risuona, la fraternità, l’accoglienza, l’ecologia, la gioia del riposo, la forza del ricordo abitano volentieri tra queste mura.

Le foto di spiagge assolate, di un incontro tra la terra il mare, tra la luce e il tramonto del sole propongono una rielaborata sintesi di questi temi; osservando queste immagini potremo ascoltare, dunque, non solo il monotono rumore del mare, ma pensieri di speranza, grida di dolore, giochi di bambini, silenzi… e nel silenzio la Parola.