ABOUT

di Maurizio Barufaldi

Garibaldi, italiano per forza, è un accumulatore di immagini.

Porta con se tutte le foto che fa e soprattutto quelle che non ha fatto. Le cime, i deserti, le boscaglie e gli esseri viventi che ha visitato e vissuto prima di fare quello che è, prima di scegliere come arma docile un clic. E' quello che è grazie anche a quelle rinuncie, a quelle bellezze che ha solo custodito, che non hanno preso luce e forma, grazie al bisogno violento di non ripetere il rimpianto, e stringere la bellezza che gli si offre. Tutto gli appare dietro un'immagine. Il senso, il concetto, l'inutilità del vivere, la sua straordinaria ricchezza, la filosofia necessaria a resistere, o a godere. Se potesse risponderebbe senza parole, farebbe conversazione o monologo facendo scorrere un'immagine scattata dietro l'altra. Un lentissimo cinema muto.
Corre dietro la fotografia.

Corre per prendere il treno che lo porta a scattare l'ultima e per lui sempre decisiva.

Succede stamane, in via Vigevano, carico del bagaglio delle sue tre varianti di macchine in ordine di potenza, ultima l'iPhone, cinque minuti alla partenza del suo vagone. Un uomo è piegato come un gatto che si stira, di traverso sul marciapiede, le sue mani unica parte del corpo esposta. La testa è sepolta, in un gesto di sottomissione eterna e forse vigliacca, e lui non ha tempo, ha bisogno di quello spazio per proseguire la corsa, e non l'ha deciso ma l'ha saltato, con un balzo degno di una gazzella appesantita e cittadina, senza però toccarlo. Ha saltato la sofferenza. O forse la viltà. E anche questa immagine è una rinuncia, resta tra quelle dentro di sè.
E’ un ladro, un  artigiano, un artista e un falsario.
E' un ladro. Fa foto rubate. Nel cogliere il frammento, estrapolando ciò che esiste ma è invisibile agli altri, lo illumina per renderlo vivo. Come rubare un oggetto prezioso per esporlo. Un oggetto che ha già un suo vissuto. Una sua storia. Un suo valore.
E’  un artigiano. Costruisce la foto che vogliono da lui. Piega alla sua volontà gli elementi necessari per dire quello che vogliono dire i suoi generosi aguzzini. Ostinato, pignolo, partorisce la sua costruzione nella quale abiterà qualcun altro.
E’ un artista. Costruisce le foto che vuole. Piega alla sua volontà gli elementi necessari a dire quello che vuole dire. Ostinato, pignolo e visionario, partorisce la forma che non si piega ad essere spiegata. Una forma che suggerisce e svela. Che gli somiglia, o alla quale vorrebbe somigliare.
E' un falsario. Perché usa le persone che esistono nei loro luoghi, li spia, loro sanno che lui c'è, non ruba nulla, copia solo l'intenzione e ne fa una sua versione. Li dirige, lasciando che sembri naturale ciò che non lo è più. Prende una tela e ne dipinge la cover.
Perché la sua fotografia abbraccia la pittura. Il figurativo, ma anche l'astratto è parte della sua visione. Lui cattura una stanza intrecciata di raggi laser, o le profondità metalliche di un materasso per farne allucinazione grafica.
Egli stesso è catturato da ognuna della sue foto. Lo chiama come le sirene di Ulisse.
Lui però risponde. Sempre e subito.


BIO

 

Federico nasce a Chiavari. Studia, cresce e fotografa. Poco, perchè è un po’ pigro. La sua infanzia è votata allo sport, scarso, e allo studio, dotato ma indolente.

Incrocia l’arte nel 2006, quando il colosso dell’industria farmaceutica Sanofi-Aventis gli chiede di raccontare “in versi” il mondo della scienza; ne nascono immagini da lì a poco  esibite al Palazzo Ducale di Genova, in occasione, appunto, del Festival della Scienza.

L’Istituto del turismo e il Governo Malesiano lo invitano nel 2010 a Kuala-Lumpur, per raccontare i sapori di quella terra in grande sviluppo.

Nel 2012 la Triennale di Milano ospita il suo lavoro all’interno di una prestigiosa mostra collettiva. Le sue immagini sono tratte dalla serie “Il rumore del Sale” e raccontano del lavoro dei pescatori liguri, durante le notti passate alla luce delle lampare.

Nel 2013 arriva la sua prima personale, intitolata “Dokumenta”, presso la Galleria Statuto13 di Milano.

Un anno dopo è la volta di “Un viaggio: dialogo spazio-tempo”, la sua seconda personale, ancora presso la galleria Statuto13.

Nella primavera del 2016, a curatela di Area35 Art Gallery, viene allestita con successo la sua terza personale - BlueShores - presso l’Unicredit Pavilion.

Nello stesso anno proprio Area35 cura per lui una prestigiosa esibizione della serie “Il rumore del Sale” presso gli spazi di Banca Azimut, a Milano.

Sempre nel 2016, a settembre esibisce “12 Shoes - una per ogni ora del giorno”, una mostra a cura di Daniela Fedi e Lucia Serlenga, prodotta dal Micam, esposta per 25 giorni presso Palazzo dei Giureconsulti, in piazza dei Mercanti a Milano.

A Novembre presenta in Cina, ad Hangzhou - presso il Luo qi Museum of International and Modern Art – una mostra di fotografia astratta, dal titolo NOWHERE – NOWHERE.

Nel Maggio del 2017 “BlueShores – Le spiagge degli altri” entra a far parte di “Geografie dello sguardo. Per una nuova iconografia dell’inclusione”, ciclo di esposizioni fotografiche con patrocinio del Consiglio Regionale della Regione Toscana, ospitata negli spazi della cattedrale di Massa.

Nel 2018 Federico realizza “Reggiani. A thread linking water earth and sky”, un film che racconta la realtà istituzionale della famosa azienda italiana. Il lavoro rappresenta il suo esordio alla regia e nel settembre dello stesso anno viene premiato con il Delfino d’argento al “Cannes Corporate Media and TV Award 2018”.

Nel novembre dello stesso anno il film viene selezionato dalla Jaap, Japan association of audiovisuals producers, per essere proiettato al Festival International Corporate film, presso il teatro Eurolive a Tokyo.

Nel maggio 2019 è stata inaugurata negli spazi della galleria Area35 a Milano la sua nuova personale dal titolo THROUGH – Speriamo che il tempo non sia in ritardo.

A dicembre dello stesso anno è stato presentato il suo secondo short movie – The Divergent Motion of the Frames - realizzato ancora per Reggiani SpA, che annovera all’interno del cast la prestigiosissima presenza di Massimo Murru, già etoile del Teatro alla Scala di Milano.

Il film è stato selezionato dal Chelsea Fashion Film Festival di New York.

A margine della sua carriera artistica Federico ha sviluppato negli ultimi dieci anni una carriera nella fotografia di moda, che lo ha portato a collaborare  con diverse testate fra cui Vogue.it, Vogue Russia, Muse, Schon! Mag., Rendez Vous de la Mode, Drew Editorial, DDN Free, Estro.Ha altresì realizzato svariate immagini di comunicazione di marchi di moda e di architettura. Fra questi Lucio Costa, Covers, Adidas, Racine, Abinader, Park Hyatt, Hipret, Sesderma’s, Sanofi Aventis.